FONDAMENTI TEORICI

RADICALIZZAZIONE E PENSIERO CRITICO

“Il termine radicalizzazione descrive il processo a breve e lungo termine attraverso il quale gli individui decidono di aderire a una visione estremista o rivendicano le loro azioni sulla base di ideologie estremiste.” (Danish Government, 2016 – per ulteriori approfondimenti vi invitiamo a consultare il modulo dal titolo “Introduzione alla radicalizzazione”).

Sebbene non esista una definizione universalmente accettata del termine radicalizzazione, è possibile affermare che esso si riferisca al processo – di breve o lungo termine – di adesione progressiva a un’ideologia estremista al punto di legittimare o perpetrare atti violenti. Tale processo è fomentato da una serie di fattori personali o sociali che possono esacerbare lo stato di fragilità dell’individuo al punto da avvicinarlo a ideologie e gruppi estremisti (CPRLV, 2016).

Process of radicalization leading to violence diagram

Copyright © Centre for the Prevention of Radicalisation Leading to Violence (CPRLV), tutti i diritti riservati

È possibile distinguere fra fattori sociali/ambientali e individuali/personali. Fra i fattori sociali annoveriamo l’instabilità politica ed economica, lo scontro ideologico, i conflitti sociali; mentre fra quelli individuali ricordiamo la condizione di fragilità psicologia e socioeconomica dei singoli, la precarietà dei legami sociali e familiari. Tali condizioni possono, da una parte, incoraggiare gli individui, soprattutto i giovani, a mettere in discussione lo status quo e l’ambiente in cui vivono per andare alla ricerca di uno scopo; dall’altra parte, essi favoriscono i gruppi estremisti che tentano di reclutare individui fragili offrendo loro le risposte di cui sono alla ricerca e una comunità nella quale riconoscersi.

Quale ruolo svolge, dunque, il pensiero critico in questo contesto? Esso costituisce un fattore di protezione psicologica, così come l’empatia, le risorse cognitive e il senso di appartenenza. Fra i fattori di protezione in ambito sociale, invece, possiamo menzionare dei forti legami familiari e amicali, oltre all’inclusività del contesto in cui si vive.

Il pensiero critico è una delle risorse cognitive in grado di proteggere un individuo dal fascino esercitato dall’affiliazione a ideologie e gruppi estremisti.

 “Il pensiero critico può essere definito come la capacità di pensare in maniera razionale, analizzare questioni e idee e comprendere il legame logico che intercorre fra essi, prima di accettare o formulare una propria opinione o pervenire a una conclusione. Può anche essere descritto come la capacità di pensare in maniera indipendente”.  (Wiley, 2011 – cfr. modulo 2 della prima parte di questo programma: “Pensiero critico”).

Alla base dell’idea di pensiero critico vi è l’esigenza di insegnare agli studenti come e non cosa pensare. Il pensiero critico è la capacità di valutare e mettere in discussione informazioni, opinioni e idee e determinarne la validità. Può costituire uno scudo contro le fake news e la propaganda e aiutare gli individui a lavorare sulla propria identità e sulla formulazione di opinioni indipendenti. Le società democratiche si fondano su tale capacità, in quanto solo i cittadini informati e dotati di spirito critico possono esercitare appieno il loro diritto di voto e partecipare attivamente alla vita democratica.

LA SCUOLA COME COMUNITÀ RESILIENTE

L’adolescenza è un momento di fragilità sociale ed emotiva per la maggior parte dei giovani che tentano instancabilmente di definire una propria identità. Tale fase della vita diviene ancor più cruciale per i giovani che si sentono tagliati fuori dalla società dominante, sia per via delle loro origini etniche o per la loro estrazione sociale, sia a causa del loro orientamento sessuale o dei loro problemi di socializzazione. Le scuole, infatti, possono costituire degli ambienti che esacerbano ansie sociali e all’interno dei quali si innescano processi di emarginazione.

Secondo il sociologo Charles Horton Cooley, il sé è condizionato dalla percezione che l’individuo ha della propria persona in relazione all’opinione che ritiene gli altri abbiano di lui (Rahim, 2010). Tale concetto, che prende il nome di Looking-Glass Self o Sé Specchio, spiega da solo il senso di rifiuto, distacco, la scarsa autostima e l’emarginazione provati dai giovani che non riescono ad inserirsi nelle scuole. Questi sentimenti possono spingere questi ultimi ad aderire a ideologie e gruppi che rispondano alla loro esigenza di riconoscersi all’interno di una comunità, ribaltando l’effetto del sé specchio. Pertanto, è fondamentale che le scuole si trasformino in ambienti positivi che siano in grado di fornire ai giovani uno scopo e una comunità nella quale possano sentirsi veramente accolti. Le scuole e le classi dovrebbero costituire delle micro-società resilienti in grado di ispirare coloro che le animano.

Per comunità resiliente si intende un gruppo dotato di una serie di caratteristiche atte ad evitare che i suoi membri si impegnino in azioni estremiste o violente. Il concetto di comunità resiliente è incentrato sull’idea che dei legami solidi e un forte senso di appartenenza possano rendere gli individui impermeabili alle lusinghe della propaganda (Stephens et al., 2019). I docenti sono dotati delle capacità necessarie per far sì che le loro classi – e le scuole in generale – divengano delle comunità resilienti, invece che dei vivai di disagio ed emarginazione. Per fare ciò, dovranno assicurarsi che le classi divengano uno spazio sicuro, in cui tutti gli studenti si sentano accettati e ascoltati. Gli insegnanti dovrebbero, infatti, incoraggiarli ad esercitare la propria intelligenza emotiva ed empatia affrontando i conflitti esistenti e migliorando la qualità delle relazioni, affinché si impegnino a costruire un dialogo aperto. Non dovrebbero esserci argomenti tabù e tutti dovrebbero sentirsi incoraggiati a partecipare.

A tal proposito, il pensiero critico costituisce una competenza essenziale per gli studenti in quanto permette loro di elaborare delle opinioni e delle argomentazioni solide e di mettere in discussione gli stereotipi. Il ricorso a tale capacità nelle discussioni fa sì che gli studenti possano dibattere in virtù delle opinioni da loro espresse, e non in merito alle loro caratteristiche personali. Tale meccanismo consente di ribaltare l’effetto del sé specchio, dal momento che fa sì che gli studenti si sentano ascoltati e si riconoscano membri di una comunità dialogante, al di là di pregiudizi e generalizzazioni.

L'INDIVIDUO RESILIENTE: IL PENSATORE CRITICO

Le comunità resilienti consentono di promuovere la crescita di individui.  Gli individui resilienti possiedono delle caratteristiche psicologiche, cognitive e relazionali che possono fungere da fattori protettivi. Esistono numerosi studi in merito agli individui resilienti, tuttavia è possibile sintetizzarne le caratteristiche come segue:

Tratti caratteriali:

Fra questi annoveriamo l’intelligenza emotiva e l’empatia. Infatti, l’empatia è fondamentale al fine di ribaltare il processo di disumanizzazione di un particolare gruppo, che è alla base della propaganda estremista e dei percorsi di radicalizzazione.

Valori:

Numerosi autori indicano in valori quali quelli della democrazia, del pluralismo, della libertà di espressione, dei diritti umani, gli elementi fondamentali per prevenire la radicalizzazione e migliorare la resilienza degli individui di fronte a messaggi estremisti. Infatti, fornendo ai giovani un sistema di valori solido e incoraggiandoli ad impegnarsi nel sociale, si contribuisce a colmare un vuoto e a lasciare meno spazio a sistemi di valori alternativi derivanti dalla propaganda estremista;

Risorse cognitive:

La principale risorsa cognitiva è il pensiero critico. Gli individui resilienti sono in grado di esercitare la propria capacità di pensiero critico perché sono in grado di affrontare qualunque argomento, individuare notizie false o messaggi propagandistici mediante l’analisi razionale dei testi o delle fonti di informazione.

I FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE

Image from RAN Policy Paper: Transforming Schools into labs for democracy, 2019

Uno dei modelli utilizzati per rappresentare i fattori di rischio e di protezione contro la radicalizzazione è quello proposto da Magnus Ranstorp (RAN ISSUE PAPER The Root Causes of Violent Extremism, 2016), un esperto svedese e membro del Radicalisation Awareness Network.

Secondo Ranstorp, intorno al processo di radicalizzazione individuale vi è un caleidoscopio di fattori che si intersecano.

Come mostra l’immagine riportata qui sopra, al centro dei processi di radicalizzazione vi è l’individuo. Oltre ai fattori di rischio personali, come la vittimizzazione, la rabbia, i traumi personali e il senso di umiliazione, Ranstorp individua altri tre aree di rischio riportate nel primo livello più prossimo alla dimensione individuale che sta ad indicare le condizioni esterne che possono influenzare l’individuo e spingerlo a intraprendere un percorso di radicalizzazione. Possiamo distinguere fra fattori sociali (esclusione, immobilità sociale, criminalità), politici (politica estera, guerre, islamofobia), ideologici/religiosi (missioni, umma), culturali/identitari (mancanza di senso di appartenenza, crisi di identità, emarginazione), legati al proselitismo (presa dell’estremismo, social media, vulnerabilità), dinamiche di gruppo (amicizie, legami collettivi, social media).

Per ciascuno di questi, esiste un fattore di protezione che agisce da scudo fra l’individuo e la possibile devianza. Ogni fattore di protezione mitiga i rischi e promuove la resilienza individuale in relazione a un particolare aspetto. I fattori di protezione sono rappresentati nel terzo livello in rapporto ai relativi rischi.

  • Per difendersi dall’alienazione politica, è necessario concentrarsi sulla cittadinanza attiva.
  • Per difendersi dalle ideologie, è necessario disporre di conoscenze in ambito religioso e, più in generale, promuovere la sensibilità culturale e l’apertura alla diversità.
  • Per difendersi dalle crisi di identità, è necessario stimolare la partecipazione personale e la cittadinanza attiva.
  • Per difendersi dalla presa degli estremismi è importante creare un ambiente familiare incoraggiante.
  • Per aiutare gli individui a resistere all’influenza negativa delle amicizie, è essenziale coltivare una maggiore autonomia, autostima, benessere socio-emotivo e competenze per la vita.
  • Per difendersi dal sentimento di esclusione, bisognerebbe lavorare sulla capacità di gestire le relazioni sociali.

 

Le scuole svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere l’educazione alla cittadinanza, poiché permettono agli studenti di impegnarsi e esprimersi liberamente in maniera democratica sviluppando competenze nel campo della gestione e della risoluzione dei conflitti.

La terza cerchia rappresenta i fattori di promozione a livello sociale necessari per la creazione di una comunità resiliente, fra cui:

 

(RAN ISSUE PAPER Protective and promotive factors building resilience against violent radicalisation, 2018)

  1. Sorveglianza
  2. Sicurezza
  3. Istruzione 
  4. Dialogo
  5. Inclusione
  6. Compassione

IL RUOLO DELLE SCUOLE NELLA PREVENZIONE DEI FENOMENI DI RADICALIZZAZIONE

“L’obiettivo primario dell’istruzione non è solo quello di sviluppare conoscenze, competenze, capacità, atteggiamenti e trasmettere i valori fondamentali, ma anche aiutare i giovani – insieme a genitori e famiglie – a divenire membri attivi, responsabili e aperti della società. Bambini e ragazzi rappresentano il nostro futuro e devono avere la possibilità di plasmarlo. Dobbiamo coordinare i nostri sforzi al fine di prevenire e affrontare il problema dell’emarginazione, dell’intolleranza, del razzismo, del radicalismo e far sì che tutti abbiano pari opportunità di accesso. È importante lavorare partendo dallo spirito di iniziativa di bambini e giovani e dal contributo positivo che essi possono fornire, riaffermando allo stesso tempo i valori comuni su cui si basano le nostre democrazie”.

(Dichiarazione di Parigi, 2015)

La dichiarazione di Parigi, adottata dai ministri dell’istruzione dell’Unione Europea e dal Commissario per l’Istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport, riconosce il ruolo primario dell’istruzione e delle scuole nella creazione di una società più tollerante, plurale e aperta, difendendo i valori della libertà di espressione e di pensiero, di inclusione sociale e rispetto per gli altri, nonché nel prevenire la discriminazione in tutte le sue forme.

In particolare, la dichiarazione individua come uno dei principali obiettivi degli Stati membri nel campo dell’istruzione il potenziamento della capacità di pensiero critico dei bambini e dei ragazzi, in particolare in relazione a internet e ai social media. Essi devono essere in grado di comprendere la realtà, distinguere fatti e opinioni, riconoscere la propaganda e resistere a tutte le forme di indottrinamento e di incitamento all’odio, come fattori chiave per la prevenzione del radicalismo.

Allo stesso tempo, l’Agenza europea sulla sicurezza, sottoscritta nel 2015, affida all’istruzione un ruolo chiave nell’affrontare le cause dell’estremismo mediante delle misure di prevenzione, contrasto alla radicalizzazione, promozione dei valori europei e dell’inclusione sociale, rafforzamento della comprensione reciproca. L’istruzione inclusiva, infatti, può dare un contributo nell’affrontare le disuguaglianze e prevenire l’emarginazione.

Tali misure preventive sono generiche e, agendo da fattori protettivi, possono difendere gli allievi dai rischi analizzati nella sezione precedente.

Le scuole sono in prima linea nella prevenzione del radicalismo per diverse ragioni. Innanzitutto, per via del fatto che gli adolescenti hanno spesso dei motivi di preoccupazione o di crisi in merito alla loro identità e sono chiamati a trovare un compromesso con i valori della società. Inoltre, i giovani spesso non dispongono di opportunità e spazi per la discussione e l’elaborazione di opinioni in merito a temi quali quelli dell’immigrazione, del genere, della discriminazione e di conflitti internazionali. Entrambi questi elementi possono creare un terreno fertile per la propaganda estremista. Per impedire che tali semi germoglino, le scuole devono nutrire negli studenti la resilienza e tutte le competenze comunicative, sociali ed emotive necessarie per affrontare le sfide dell’adolescenza, fornendo loro uno spazio per muoversi in sicurezza.

Le scuole devono fornire uno spazio sicuro per permettere agli studenti di elaborare e dare voce alle loro opinioni e convinzioni, esplorare idee e confini.

La scuola e il mondo dell’istruzione, così descritti, costituiscono il primo livello di prevenzione volto a consolidare la resilienza contro fattori di rischio che possono portare a processi di radicalizzazione e sensibilizzare in merito alla natura di tali fenomeni. Questo obiettivo coincide con lo scopo stesso dell’istruzione che è quello di preparare i giovani a vivere responsabilmente in una società democratica, rispettandone regole e valori.

In questo senso, le scuole svolgono la funzione primaria di creare un ambiente in cui le preoccupazioni e rivendicazioni possano essere affrontate, le posizioni opposte mitigate, le controversie discusse, i miti messi in discussione. In particolare, le scuole possono sfidare quell’essenzialismo identitario, così affascinante nel periodo adolescenziale, dal momento che fornisce risposte facili e preconfezionate, punti di vista rigidi e immutabili, e percorsi lineari e incontestabili.

Su un piano più elevato, i docenti e il personale scolastico possono svolgere una funzione fondamentale notando i primi segnali di estremismo e radicalizzazione negli studenti e intraprendendo delle misure di intervento specifiche adatte al caso.

Il presente programma di prevenzione del radicalismo è in linea con il primo livello di intervento, mentre il secondo sarà affrontato dal terzo prodotto realizzato nell’ambito del progetto, le linee guida per gli insegnanti. 

CHE COSA POSSONO FARE LE SCUOLE?

Il ruolo delle scuole nella prevenzione dei processi di radicalizzazione consiste nel (RAN Policy Paper – Transforming schools into labs for democracy, 2018):

1. PROMUOVERE UN ATTEGGIAMENTO DEMOCRATICO
  • Sensibilizzare e promuovere i valori, i diritti e le libertà fondamentali nelle società democratiche
  • Consentire agli studenti di esplorare le loro idee in ambienti inclusivi
  • Fornire uno spazio sicuro nel quale affrontare argomenti controversi
  • Mettere in discussione l’idea di una leadership assoluta e il principio di autorità veicolato da alcune ideologie estremiste che possono affascinare i giovani in una fase di ricerca o crisi di identità
  • Opporre a queste idee i valori del pluralismo, dell’accettazione dei compromessi e degli interessi confliggenti e dell’importanza di rappresentare le minoranze
  • Promozione della diversità
2. PROMOZIONE DELLA DIVERSITÀ
  • Decostruire le narrazioni oppositive (noi vs loro)
  • Riconoscere il contributo che la diversità ha dato e continua a dare alla nostra società
  • Affrontare il tema della cultura, dell’identità, dei ruoli di genere e delle migrazioni, spesso sfruttate dai gruppi estremisti per promuovere discorsi discriminatori, odio e violenze
  • Promuovere un approccio scevro da pregiudizi, e contrastare gli stereotipi attraverso la sensibilità culturale
3. FAVORIRE L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE
  • Sensibilizzare sui temi dei discorsi di incitamento all’odio e delle fake news in particolare in merito alle funzioni e agli algoritmi che plasmano la nostra realtà digitale
  • Fornire degli strumenti che consentano di approcciare i media digitali mediante il fact-checking e la verifica delle informazioni
  • Affrontare il problema del disordine informativo, comprendendo in che modo questo stia minando la democrazia e dando agli studenti gli strumenti necessari per resistere a tali processi

Per poter essere efficaci, ogni strategia di prevenzione del radicalismo basata su questi tre pilastri si propone come obiettivo la formazione degli studenti, ma non può prescindere dal fornire ai docenti gli strumenti necessari per mettere in discussione i loro stessi pregiudizi.

Per questa ragione, la struttura del programma, come è già stata presentata, segue due direttrici fondamentali, fornendo un percorso di formazione per i docenti, nonché una guida per i laboratori e le attività da implementare con gli studenti.

Il corso di formazione parte da qui. Vi invitiamo a scegliere i temi che più vi interessano e cominciare a imparare e a fare pratica!

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Coordinator – Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci – Italy

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