MODULO 3: CONSAPEVOLEZZA DIGITALE
OBIETTIVI DEL MODULO
Il passaggio ad un mondo sempre più digitale offre agli studenti molti nuovi modi di esprimersi, di trovare e accedere a informazioni e opinioni differenti. Allo stesso tempo, questo passaggio consente anche un aumento nel ventaglio delle tipologie di disinformazione in circolazione. Nel quadro del programma di prevenzione della radicalizzazione di PRACTICE, il presente modulo sulla consapevolezza digitale esplora tutto lo spettro dei “disturbi dell’informazione” e definisce in che modo l’Alfabetizzazione Mediale e dell’Informazione (MIL) aiuti a combatterlo, applicando gli strumenti relativi alla verifica dei fatti e fornendo una panoramica su verifica, valutazione delle fonti e dei contenuti (anche visivi) dei social media.
Dopo il completamento di questo modulo, sarai in grado di:
- Comprendere i diversi tipi di misinformazione, disinformazione e malinformazione, nonché il posizionamento di queste tipologie nello spettro dei “disturbo dell’informazione”.
- Comprendere in che modo il “disturbo dell’informazione” sta influenzando la democrazia e le società e le conseguenze che tale influenza ha sulle dinamiche educative, sulla politica, sulla vita economica e quella privata, con particolare riguardo agli adolescenti.
- Comprendere come il “disturbo dell’informazione” sia collegato all’affermare il falso e all’arrecare un danno (volontario e involontario).
- Comprendere e analizzare criticamente il ruolo della tecnologia e dei nuovi “gatekeeper” (ovvero piattaforme social) nel consentire la distribuzione virale di argomenti di malinformazione e disinformazione presentati come notizie veritiere.
- Distinguere i fatti reali dalla finzione e l’eventuale legittimità di narrative e storie potenzialmente diverse nel quadro del giornalismo autentico
- Comprendere l’emersione del fact-checking (verifica dei fatti/delle fonti) come elemento autonomo dal giornalismo tradizionale, così come l’etica e la metodologia che stanno dietro al praticarlo
- Comprendere gli interrogativi che ci si deve porre quando si valuta la qualità delle notizie/contenuti
- Comprendere come affrontare una verifica sui social media, valutando fonti e contenuti visivi
GLOSSARIO
Clickbait: una forma di falsa pubblicità che impiega il testo del collegamento ipertestuale e/o un collegamento in miniatura progettato per attirare l’attenzione e invogliare gli utenti a seguirlo, per poi dover leggere, visualizzare o ascoltare la parte di contenuto online collegata. La caratteristica distintiva del collegamento è quella di essere ingannevole, in genere sensazionalizzato o fuorviante.
Fact-checking: l’atto di verificare le affermazioni fattuali in un testo (non di fantasia) al fine di determinare la veridicità e la correttezza di tali affermazioni nel testo.
Fake news: un tipo di giornalismo o stampa scandalistica che consiste in deliberata disinformazione o “bufale” diffuse attraverso i media tradizionali oppure online tramite i social media.
Hate speech: l’incitamento pubblico alla violenza o all’odio diretto a gruppi o individui sulla base di determinate caratteristiche, tra cui razza, colore, religione, discendenza e origine nazionale o etnica.
COSA?
1. DISORDINE DELL’INFORMAZIONE
Tipologie di Disturbo dell’Informazione. Credit: Claire Wardle & Hossein Derakshan, 2017
Elementi e fasi del disturbo dell’informazione. Fonte: Claire Wardle & Hossein Derakshan, 2017
Mentre l’impatto dei contenuti fabbricati ad arte è stato ben documentato nel corso del tempo, la tecnologia sociale contemporanea ha creato un inquinamento delle informazioni su scala globale, una complessa rete di motivazioni per la creazione, la diffusione e il consumo di questi messaggi “inquinati”; diverse tipologie e tecniche per amplificare il contenuto; diverse piattaforme che ospitano e riproducono questo contenuto. Il fenomeno del Disturbo dell’Informazione spazia dalla satira alla parodia, dai titoli-esca all’uso errato di didascalie, elementi visivi o statistici, nonché dal contenuto autentico che viene scisso dal suo contesto, promuovendo quindi manipolazione e contenuti fittizi. Ai fini del Modulo 3 del Programma di prevenzione della radicalizzazione di PRACTICE, consideriamo la nozione di disturbo dell’informazione per come coniata da un recente rapporto commissionato dal Consiglio d’Europa. Da un punto di vista teorico, lo spettro del disordine dell’informazione comprende tre nozioni: misinformazione (quando si condividono informazioni false, ma non con intenzionalità), disinformazione (quando informazioni false sono condivise consapevolmente per causare danni) e malinformazione (quando le informazioni autentiche sono condivise per causare danni, spesso rendendo pubbliche informazioni che dovrebbero rimanere private).
Per comprendere qualsiasi esempio di disturbo dell’informazione, è utile considerarlo attraverso i suoi tre elementi:
1) Agente: chi erano gli “agenti” che hanno creato, prodotto e distribuito l’esempio e qual è stata la loro motivazione? 2) Messaggio: che tipo di messaggio era? Che formato ha preso? Quali erano le caratteristiche?
3) Interprete: quando il messaggio è stato ricevuto da qualcuno, questo come ha interpretato il messaggio? Quali azioni ha intrapreso?
In aggiunta, è anche produttivo considerare che la vita di un esempio di disturbo dell’informazione ha tre fasi:
1) la creazione
2) la produzione
3) la distribuzione
2. DISTURBO DELL’INFORMAZIONE E DISCORSI D’ODIO: COME APPROCCIARE IL TEMA
Un aspetto importante da sottolineare è la relazione tra il disturbo dell’informazione – in particolare la malinformazione – e i discorsi d’odio. È importante che gli studenti riconoscano il modo in cui il linguaggio dell’odio è espresso on line e la relazione che esiste tra la diffusione di notizie false e discorsi d’odio, per essere in grado di identificarli e segnalarli se necessario.
Ad esempio, una forma frequente di discorsi di odio razzista contro alcune minoranze riguarda:
- Mettere in contrapposizione “noi” e “loro”
- Generalizzare (“tutti i rifugiati …” “tutti i musulmani …”) e attribuire giudizi in generale (ad esempio rifugiati = criminali)
- Normalizzazione di atteggiamenti discriminatori: “Non c’è da meravigliarsi che …”
- Proiettare sulle minoranze la responsabilità di problemi che coinvolgono invece tutta la società, come il sessismo, la criminalità o la carenza di alloggi
- Denominazioni peggiorative come “clandestino”
- Disumanizzazione delle minoranze, ad es. equiparare rifugiati/rom/musulmani con insetti, parassiti, animali ecc.
- Bugie su minoranze e presunta criminalità, violenza, stupri, documenti ufficiali falsificati – spesso mascherati da presunta esperienza personale
- Razzismo culturale (“Semplicemente non si adattano qui”)
- Relativizzazioni nazionalistiche: “E i nostri figli/senzatetto/disoccupati, ecc.?”
- Frasi come “Presto ci sentiremo stranieri nel nostro paese” e “il nostro modo di vivere è condannato”
- L’establishment/la stampa mendace non ci dicono mai la verità
- Chiunque abbia a cuore le minoranze è un buonista, o molto probabilmente un estremista di sinistra
- Quindi devo essere etichettato come nazista/razzista/omofobo solo perché … /Dov’è la mia libertà di parola se cancelli i miei commenti?
Spesso, il discorso dell’odio viene anche mascherato da satira o umorismo, o successivamente viene impiegata la scusa che era inteso solo come uno scherzo. È importante che gli studenti provino a esaminare parole, frasi, immagini, video e contenuti online in modo critico, prendendosi il loro tempo per analizzare il modo in cui vengono espresse le opinioni e riconoscendo i discorsi d’odio anche se mascherato o apparentemente “morbido”. Allo stesso tempo, è importante che i giovani sappiano che devono denunciare discorsi di odio trovati online, alla piattaforma social e/o alle autorità. Un’altra opzione da esplorare è il contro-discorso, per impegnarsi attivamente con la diffusione di contenuti alternativi sui social network. Controlla questa infografica per comprendere la differenza fra un discorso d’odio e uno scherzo (anche pesante): http://blog.nohatespeechmovement.org/wp-content/uploads/2016/12/Infographic_4-with-noise-and-grunge-MASK-E-OUTLINES-01.jpg.
3. ALFABETIZZAZIONE MEDIALE E DELL’INFORMAZIONE
Il concetto di Alfabetizzazione Mediale e dell’Informazione (MIL) è comunemente accettato e applicato, fra gli altri, dall’UNESCO, dalla Commissione Europea e dal Consigli d’Europa, per rafforzare il concetto della interrelazione delle competenze riguardo l’informazione in senso ampio, e in particolare l’ambito media.
La MIL comprende “l’intera gamma di competenze cognitive, emotive e sociali che includono l’uso di testo, strumenti e tecnologie; le capacità di pensiero e analisi critiche; la pratica della composizione e della creatività della messaggistica; la capacità di impegnarsi nella riflessione e nel pensiero etico; così come la partecipazione attiva attraverso il lavoro di squadra e la collaborazione.” La MIL si riferisce alla capacità di accedere ai media, di comprendere e valutare criticamente diversi aspetti dei media e dei relativi contenuti e di creare comunicazioni in una varietà di contesti. Inoltre, livelli crescenti di incitamento all’odio, xenofobia e attacchi a rifugiati o persone di altre religioni, etnie e di diverso colore della pelle, basati su stereotipi alimentati da statistiche inventate, retorica populista e resoconti dei media fuorvianti che non soddisfano gli standard del giornalismo, sono tutti elementi che si aggiungono al mix tossico che la MIL deve contrastare. In effetti, determinate conoscenze e abilità possono essere particolarmente importanti quando si identificano con (e rispondono al) discorso di odio online. La MIL è un’importante strategia educativa che rappresenta una risposta strutturale e sostenuta al discorso d’odio, da considerarsi come contrappeso rispetto alle complessità implicite nella decisione di vietare o censurare i contenuti online o il tempo e il costo che possono essere necessari per azioni legali per produrre risultati tangibili. Molte delle iniziative che coinvolgono la MIL come strumento per combattere il discorso dell’odio hanno come denominatore comune l’enfasi sullo sviluppo di capacità di pensiero critico e l’uso eticamente riflessivo dei social media (basato sui principi dei diritti umani) come punto di partenza per combattere, con l’impiego di queste competenze, il dilagare dei discorsi di odio online.
Le competenze relative alla MIL possono migliorare la capacità delle persone di identificare e mettere in discussione contenuti di odio online, comprendere alcuni dei suoi presupposti, pregiudizi e stereotipi e incoraggiare l’elaborazione di argomentazioni utili per affrontarli.
Concetto composito di Alfabetizzazione Mediale e dell’Informazione, tratto da UNESCO 2013, Global MIL Assessment Framework, Readness and Competencies, Parigi, Francia
4. FACT-CHECKING
Chiunque cerchi di convincere gli altri ha un incentivo a distorcere, esagerare o offuscare la realtà dei fatti. È importante che gli studenti siano dotati di una metodologia per rilevare affermazioni verificabili e valutare le prove in modo critico. La verifica dei fatti può significare una correzione e una verifica delle affermazioni fattuali fatte dai giornalisti nel loro lavoro. Tuttavia, la verifica dei fatti avviene, in questo caso, non prima della pubblicazione del contenuto, bensì dopo.
In generale, il fact-checking è composto da tre fasi:
1) individuare dichiarazioni verificabili, determinando quali principali dichiarazioni pubbliche (a) possono essere verificate e (b) dovrebbero essere verificate;
2) trovare i fatti cercando le migliori controprove disponibili riguardo al fatto in questione;
3) valutare l’affermazione alla luce delle prove, di solito su una scala di veridicità.
Questi sono ovviamente passaggi generali, anche perché il fact-checking non è una scienza esatta e non esiste un software che esamini i documenti e si attivi ogni qual volta qualcosa erroneamente spacciato come un fatto.
A livello internazionale, l’International Fact-Checking Network (IFCN) ha sviluppato un codice di principi che aiuta i lettori a discernere un controllo dei fatti ben fatto da uno non accurato. Questi principi si basano sulla sulla correttezza, sulla trasparenza delle fonti e dei finanziamenti, sulla trasparenza della metodologia (per selezionare, ricercare, scrivere, modificare, pubblicare i fatti) e sull’impegnarsi in una politica di correzione aperta e onesta.
A livello europeo, EUFACTCHECK è il progetto di verifica dei fatti dell’European Journalism Training Association (EJTA), che intende costruire un’unità di curriculum sostenibile sulla verifica dei fatti all’interno di una rete europea di scuole di giornalismo e oggi raccoglie fact-checking operati da più di 150 studenti e personale di oltre 20 scuole EJTA. EUFACTCHECK ha sviluppato un diagramma di flusso per il controllo dei fatti passo-passo, per aiutare gli studenti e i loro insegnanti a seguire una metodologia rigorosa e uniforme nel controllo dei fatti.
I diagrammi di flusso sono dedicati a:
Passaggi del fact-checking, fonte EJTA
EUFACTCHECK fornisce anche una presentazione sui principi generali della metodologia e alcuni esercizi che possono essere fatti per conoscere la loro terminologia. Strumenti per il controllo dei fatti vengono sviluppati anche a livello nazionale.
5. VERIFICA DEI SOCIAL MEDIA
È un dato di fatto che i social media hanno cambiato la pratica giornalistica. Il coinvolgimento del pubblico in tempo reale ha dato origine a contenuti di crowdsourcing (richiesta di idee, suggerimenti, opinioni, rivolta agli utenti di Internet da un’azienda o da un privato in vista della realizzazione di un progetto o della soluzione di un problema) e persino attività di reportistica come la verifica possono ora essere esternalizzate al pubblico. I metodi di verifica dei contenuti e delle fonti richiedono un aggiornamento costante per riflettere sugli impatti delle tecnologie digitali, dei comportamenti online e delle pratiche di raccolta di notizie. Oggi i resoconti dei testimoni oculari e i contenuti visivi sono tra gli strumenti più importanti su cui un giornalista e/o editore di notizie può attingere per raccontare una storia di grande impatto. La rapida crescita della quantità di contenuti visivi caricati sulle piattaforme social è guidata da tre fattori principali: 1) la proliferazione di smartphone dotati di fotocamera in tutto il mondo; 2) maggiore accesso a dati mobili economici/gratuiti; e 3) l’ascesa dei social network globali e delle piattaforme di messagistica istantanea ove chiunque può pubblicare contenuti e costruire il proprio pubblico. Pertanto, gli studenti dovrebbero essere introdotti agli strumenti e alle tecniche di base per apprendere e mettere in pratica la verifica di fonti e contenuti come:
Facebook account analysis
come sfruttare gli strumenti online (ad esempio Intel Technicques) per scoprire di più su una fonte analizzando il suo account Facebook.
Twitter account analysis
come utilizzare alcune guide (ad esempio Africa Check) per saperne di più sulla fonte analizzando la sua storia social e quindi identificando se si tratta di un bot tweeting.
Reverse Image Search
come utilizzare gli strumenti online (ad es. Ricerca inversa di immagini di Google, TinEye, RevEye e così via) per verificare se un’immagine è stata riciclata per supportare un nuovo fatto o affermazione. La ricerca inversa delle immagini ti consente di vedere se uno o più database di immagini contengono una versione precedente dell’immagine ma anche se la ricerca inversa delle immagini non restituisce alcun risultato, ciò non significa che l’immagine sia originale e che devi comunque effettuare ulteriori controlli.
YouTube Data Viewer
non esiste una “ricerca inversa di video” online e gratuita, ma strumenti come YouTuber Data Viewer, InVID e NewsCheck di Amnesty sono in grado di rilevare frammenti di video (per video di YouTube) e una ricerca di immagini inversa su quelle miniature può rivelare se le versioni precedenti del video sono state caricate.
EXIF Viewer
gli EXIF sono metadati di contenuti visivi che includono una vasta gamma di dati creati da fotocamere digitali e fotocamere telefoniche nel punto di acquisizione, inclusi ora e data, metadati di posizione, dati del dispositivo e così via. Questi metadati sono estremamente utili nel processo di verifica, anche se i video condivisi su Facebook e Twitter non visualizzano metadati e per verificare che sia necessario disporre del file di immagine originale.
Questi strumenti sono gratuiti e più o meno semplici da usare e richiedono competenze di base da applicare. Esistono anche tecniche avanzate da esplorare, come:
Geolocation
il processo per determinare dove è stato girato un video o catturata un’immagine. È possibile farlo se sono disponibili metadati adeguati: i dati EXIF dei telefoni cellulari spesso rivelano le coordinate e, occasionalmente, i contenuti social vengono geotaggati. Spesso, la geolocalizzazione richiede riferimenti incrociati a caratteristiche visive e punti di riferimento del contenuto con immagini satellitari, immagini di street view e contenuti visivi disponibili da altre fonti.
Weather corroboration
fonti come WolframAlpha possono rivelare dati meteorologici storici, permettendoci di verificare se il tempo osservabile nel contenuto visivo è corroborato dallo storico delle rilevazioni.
Shadow analysis
un’indagine su una linea in una foto o in un video è quella di esaminare la coerenza interna di eventuali ombre visibili (ovvero ci sono ombre dove dovremmo aspettarci che siano?)
Image forensics
alcuni strumenti sono in grado di rilevare incoerenze nei metadati delle immagini che suggeriscono manipolazioni. Strumenti come Forensically, Photo Forensics e IziTru possono eseguire il rilevamento dei cloni e l’analisi del livello di errore in grado di fornire informazioni utili.
COME?
L’insegnante può avvicinarsi a questo modulo presentando l’apprendimento teorico (ad es. utilizzando seminari, letture o presentazioni basate su lezioni) e integrato da esercitazioni pratiche (ad es. Gruppi di lavoro). L’idea principale è quella di sviluppare una componente teorica di 60-90 minuti e un laboratorio/attività pratica di 90 minuti-due ore. Le sessioni possono essere estese, ridotte e/o suddivise in giorni diversi, a seconda della struttura di insegnamento / apprendimento della classe / gruppo di studenti in questione.
A seguire, alcuni approcci pedagogici che possono essere applicati:
Approccio indagine tematica.
Questo è un approccio di apprendimento incentrato sullo studente che incorpora molte delle funzionalità associate all’apprendimento direttamente nel domandare, alla risoluzione dei problemi e al processo decisionale in cui gli studenti acquisiscono nuove conoscenze e abilità attraverso le seguenti fasi di indagine: identificazione della questione; riconoscimento degli atteggiamenti e delle credenze sottostanti; chiarimento dei fatti e dei principi alla base della questione; localizzare, organizzare e analizzare prove; interpretazione e risoluzione del problema; agire e riconsiderare le conseguenze e gli esiti di ciascuna fase. Esempi di approccio all’indagine tematica in MIL includono: esplorare le rappresentazioni di genere e di razza attraverso l’analisi dei media; esplorare la privacy e i media attraverso l’analisi dei documenti primari e secondari; esplorare il cyber bullismo attraverso la ricerca etnografica.
Apprendimento basato sul problema (PBL)
Si tratta di un sistema di sviluppo del curriculum e di istruzione che sviluppa simultaneamente le basi e le competenze interdisciplinari degli studenti, nonché il pensiero critico e le strategie di risoluzione dei problemi. È una modalità di apprendimento cooperativo altamente strutturata per migliorare la conoscenza sia individuale che collettiva coinvolgendo gli studenti in un’indagine critica e profonda dei problemi della vita reale. Un esempio di apprendimento basato sui problemi in MIL include la progettazione di un’efficace campagna di marketing sociale per un determinato pubblico.
Caso di studio
Questo metodo prevede un esame approfondito di una singola istanza o evento. Richiede un modo sistematico di guardare gli eventi, raccogliere dati, analizzare informazioni e riferire i risultati, che a sua volta supporta l’apprendimento tramite domande tra gli studenti. Gli studenti potrebbero intraprendere un caso di studio sulla strategia della campagna di marketing e il rilascio di un film di successo, un libro di successo o altri prodotti multimediali di alto profilo.
Apprendimento cooperativo
Si riferisce all’approccio didattico che raggruppa gli studenti per lavorare assieme al raggiungimento di obiettivi condivisi. L’apprendimento cooperativo può variare dal semplice lavoro in coppia a modalità più complesse come l’apprendimento basato sul progetto, l’apprendimento a puzzle, l’interrogazione guidata tra pari e l’insegnamento reciproco. Un esempio di apprendimento cooperativo nel contesto della MIL: lavorare in collaborazione in uno spazio wiki.
Analisi testuale
Gli studenti imparano a intraprendere analisi testuali identificando i codici e le convenzioni dei vari generi mediatici. Con questo tipo di analisi semiotica, è possibile aumentare la comprensione dei concetti chiave. Ad esempio: agli studenti potrebbe essere chiesto di selezionare un testo multimediale di loro interesse. Potrebbe trattarsi di un articolo di notizie, un video di YouTube o un video di una fonte di notizie online. Dividere gli studenti in gruppi e guidarli nell’analisi dell’audience, dello scopo, dell’autore, delle caratteristiche tecniche/testuali e del contesto.
Traduzione
Con questo approccio, gli studenti prendono le informazioni presentate tramite un certo mezzo di informazione e le “convertono” in un altro mezzo di informazione. Questo approccio pedagogico può assumere molte forme diverse ed essere utilizzato in una varietà di impostazioni multimediali. Gli studenti possono prendere un articolo di giornale e convertirlo in una notizia radiofonica su podcast. Oppure visualizzano una breve sezione di un film per bambini e quindi lavorano in piccoli gruppi per disegnare uno storyboard che corrisponda alla scena, identificando gli scatti, gli angoli e le transizioni che sono stati utilizzati.
Simulazioni
Viene spesso utilizzata come strategia nelle unità di curriculum cinematografico e mediatico. I tutor usano la simulazione per dimostrare agli studenti che aspetto ha l’apprendimento dei media. Gli esempi includono: studenti che assumono i ruoli di un team di produzione di documentari che elabora un programma televisivo orientato ai giovani o di giornalisti radio/Internet che intervistano un insegnante di media per un podcast. Oppure, assumono i ruoli di un team di marketing dell’università che realizza un video promozionale per i futuri studenti sulla vita all’università.
MATERIALI DI SUPPORTO
DISCORSI D’ODIO
https://www.noblesvilleschools.org/cms/lib07/IN01906676/Centricity/Domain/120/9-12-unit4-breakingdownhatespeech.pdf (EN) È l’unità 4 “Abbattimento dei Discorsi d’odio” nel quadro del Piano di lezione su Alfabetizzazione Digitale e Cittadinanza in una Cultura Connessa, realizzato da The GoodPlay Project dalla Harvard Graduate School of Education. Riunisce domande essenziali, una panoramica della lezione, obiettivi di apprendimento, materiali e preparazione sul tema dei discorsi d’odio.
https://paroleostili.it/scuola/ (IT) Parole O_Stili è un’associazione senza scopo di lucro, fondata a Trieste nel luglio 2017 che cerca di creare un senso di consapevolezza e responsabilità negli utenti di Internet, incoraggiandoli a condividere e mantenere i valori espressi nel “Manifesto della comunicazione non ostile”. Il loro sito web contiene un’intera sezione dedicata agli strumenti educativi: ci sono materiali, eventi educativi per gli insegnanti, libri per le scuole secondarie, materiali dedicati ai bambini, incontri di sensibilizzazione per gli studenti nelle scuole e anche un libro per le scuole medie (ancora in fase di realizzazione). I contenuti si basano sul contesto italiano ma sono disponibili anche in inglese.
http://www.nohatespeech.it/ (IT) Questo è il sito web della task force italiana degli Young Combating Hate Speech Online, un progetto del Consiglio d’Europa volto a sensibilizzare i giovani contro l’intolleranza e i discorsi violenti online. Ci sono materiali e contenuti come video e link ad altri gruppi di lavoro europei all’interno del movimento No Hate Speech.
DISORDINE DELL’INFORMAZIONE, FACT-CHECKING E VERIFICA DEI SOCIAL MEDIA
https://factcheckingday.com/ (EN) È il sito web creato in onore dell’International fact-Checking day (2 aprile). Contiene lezioni, articoli, quiz e altri materiali interessanti sul fact checking.
https://eufactcheck.eu/wp-content/uploads/2019/03/1AnalyseClaim-001.pdf (EN) Questo è il link al diagramma di flusso sviluppato dall’EJTA all’interno del progetto factcheck.eu. È uno strumento utile e molto interessante per analizzare le affermazioni e guidare l’utente/lettore nello sviluppo di una propria idea riguardo l’affermazione/notizia analizzata per portare avanti un fact-checking dei contenuti espressi.
https://stacks.stanford.edu/file/druid:fv751yt5934/SHEG%20Evaluating%20Information%20Online.pdf (EN) Questo è il rapporto dell’analisi condotta dallo Stanford History Education Group nel valutare gli studenti sul loro ragionamento civico applicato all’online – la capacità di giudicare la credibilità delle informazioni che inondano smartphone, tablet e computer dei giovani. Raccoglie le diapositive, gli esercizi, le domande e i materiali utilizzati per effettuare la valutazione, costituendo così un valido spunto di riflessione
https://checkology.org/ (EN) È una piattaforma virtuale in cui gli studenti imparano a navigare nel panorama delle informazioni più complesse, padroneggiando le competenze di alfabetizzazione mediatica. Le lezioni nella classe virtuale aiutano gli educatori a fornire ai loro studenti gli strumenti per valutare e interpretare le notizie e imparare come determinare di quali notizie e informazioni fidarsi e condividere. Esiste una versione gratuita che consente un accesso unico per insegnanti, una guida per insegnanti con allineamento agli standard nazionali e strategie di e-learning complete, tra cui estensioni di impegno civile e civico e supporto clienti.
http://factcheckers.it/materiali/ (IT) Factcheckers è un’associazione culturale e il primo progetto di fact-checking in Italia. Il loro sito web contiene materiali e risorse per diversi destinatari, come un gioco di carte per migliorare il pensiero critico; una guida divertente per gli utenti di Internet; un quiz interattivo per far sapere alle persone se sono in grado di distinguere un falso da una notizia reale, un account sui social media e così via; una guida per riconoscere le notizie false; un video per esploratori dell’oceano digitale; il decalogo dell’esploratore di notizie; schede social da condividere su Facebook e Twitter; un manuale per giovani fact-checker e altri contenuti.
ALFABETIZZAZIONE MEDIALE E INFORMATIVA
http://unesco.mil-for-teachers.unaoc.org/modules/ Questo sito Web fornisce l’accesso a uno strumento internazionale, multimediale e multilingue per l’alfabetizzazione mediale e delle informazioni (MIL) per insegnanti, ricercatori e individui. Le risorse (13 moduli) possono essere condivise, adattate, utilizzate e ricaricate dagli utenti a piacimento.
https://www.bricks-project.eu/wp/wp-content/uploads/2015/06/Modulo_bricks.pdf
(IT) Questo è il modulo di apprendimento relativo al progetto BRICKs – Costruire il rispetto su Internet attraverso la lotta ai discorsi d’odio, un progetto finanziato dall’UE realizzato in cinque paesi europei e volto a combattere la diffusione dei discorsi di odio online contro i migranti e le minoranze attraverso l’alfabetizzazione mediale e il coinvolgimento attivo di utenti web e produttori di contenuti web. Vi sono 13 unità operative e ognuna è arricchita da strumenti di monitoraggio e valutazione, nonché da metodi di restituzione. Per ogni unità esiste una panoramica generale, obiettivi, istruzioni, metodologie, materiali, strategie per coinvolgere gli studenti e così via.
SFIDE E SUGGERIMENTI PER L’IMPLEMENTAZIONE IN DIFFERENTI CONTESTI DI CLASSE
Si incoraggiano gli insegnanti ad incorporare materiali ed esempi locali/regionali, linguisticamente e culturalmente rilevanti nelle attività, sia teoriche che pratiche. Allo stesso tempo, l’insegnante dovrebbe rimuovere dalle attività argomenti e posizioni ritenuti inadeguati, offensivi o non produttivi per un determinato studente/ gruppo di studenti. Anche la sostituzione di materiale di testo o di esercizi considerati inadeguati per qualsiasi motivo è un’opzione certamente percorribile. Inoltre, è molto importante aggiornare gli esempi e i materiali forniti, per rendere le lezioni utili, pertinenti e, se possibile, stimolanti per i partecipanti. Un altro punto importante è quello di adattare i materiali se in classe sono presenti sia studenti madrelingua (o equiparabili ad un madrelingua) sia studenti con competenze linguistiche più basilari. In questo caso, gli insegnanti possono: riscrivere i testi da far leggere agli studenti e graduare la lingua in conseguenza dei diversi livelli linguistici presenti in classe; illustrare prima delle attività/lezioni i vocaboli più difficili e lasciarli scritti alla lavagna affinché gli studenti possano farci riferimento; attirare l’attenzione su immagini e istruzioni visive ove opportuno; ridurre l’eventuale limite di parole negli esercizi scritti; incoraggiare l’uso di dizionari; accoppiare o raggruppare gli studenti con meno competenze con quelli che ne hanno di più; dare agli studenti il tempo di raccogliere le idee prima di un gioco di ruolo o una discussione; graduare gli studenti e i gruppi sulla base dell’impegno che ci mettono piuttosto che sulle capacità che hanno. Per gli studenti che necessitano di ulteriore supporto per alcune attività, si può pensare di nominare come facilitatori altri colleghi o un educatore. Queste figure possono fornire assistenza in vari modi, a seconda delle esigenze dello studente: possono modellare i passaggi di un’attività prima che lo studente la esegua da sola; possono fornire ulteriori suggerimenti (verbali, gestuali o parzialmente fisici) quando gli studenti ne hanno bisogno; possono completare alcuni dei passaggi delle attività con o per lo studente; possono fornire allo studente un feedback immediato e ulteriori incoraggiamenti per rafforzarne i successi. Infine, l’insegnante dovrebbe assicurarsi che l’attrezzatura disponibile (ad es. Computer, smartphone, lavagne interattive, tablet e così via) sia adatta alle attività assegnate e, in caso contrario, personalizzare le attività sulla base delle attrezzature disponibili.
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